Don Altenio: in grato ascolto dello Spirito

Sabato 29 aprile, nel Duomo di Cesena, don Altenio Benedetti è stato ordinato diacono per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Douglas. Riportiamo di seguito la sua testimonianza apparsa sul Corriere Cesenate.

Raccontaci qualche tua nota biografica, il tuo percorso personale e di fede.

Vorrei dedicare un ringraziamento a tutti i parroci della mia parrocchia di Macerone che mi hanno formato nella fede nei miei 64 anni di vita, a cominciare dai primi lontani ricordi di don Ioli e del suo cappellano don Irmo Guidi, poi il periodo di don Pino Zoffoli a cui sono legati i momenti più belli di servizio all’altare insieme a tanti altri bambini, le scampagnate sulla sua 500 in cui tutti trovavamo posto, i giochi e le partite di calcio in parrocchia; che tempi felici! Poi don Sauro Rossi nel periodo in cui ho compiuto i miei studi universitari, don Giorgio Zammarchi che per primo ha colto in me qualche segno di vocazione, mentre avevo già cominciato il mio lavoro di insegnante nelle scuole superiori. Poi i trent’anni trascorsi con don Agostino Tisselli con l’esperienza del movimento di Comunione e Liberazione e della scuola di comunità ai quali devo gratitudine per aver dato sostanza alla mia fede; in questo periodo ho svolto anche un importante servizio caritativo nell’associazione UNITALSI come responsabile della sottosezione di Cesena per undici anni, con accanto gli assistenti don Renato Baldazzi e don Firmin Adamon.  Infine padre Giovanni Bianchi e il suo collaboratore don Alex che mi stanno accompagnando in modo ottimale nel servizio verso il presbiterato. Un pensiero particolare e di grande affetto lo voglio rivolgere anche a due persone delle due comunità religiose della nostra diocesi, che svolgono un lavoro silenzioso e fondamentale: il cappuccino padre Antonio Stacchini, e don Gabriele Dall’Ara dell’Abbazia benedettina del Monte, la cui amicizia è stata fondamentale per il discernimento della mia vocazione. Si tratta di un percorso lungo, dove pian piano sono emersi in modo sempre più chiaro i segni di una chiamata, che il Vescovo Douglas ha saputo riconoscere e che ha formalizzato, a nome di tutta la Chiesa. Mi piace pensare che questa vocazione “adulta”, come la si definisce, non sia un segno di stanchezza, ma della freschezza e della libertà e novità con cui lo Spirito continua ad agire tra gli uomini.

Come si arriva a decidersi di entrare in seminario dopo una vita trascorsa a scuola a insegnare scienze agli studenti del liceo Righi? Quali le motivazioni di questa scelta? E a questa età?

Ho cercato nel mio lavoro di insegnante di dare più importanza allo stabilire legami affettivi con gli alunni, senza ovviamente trascurare le esigenze didattiche. Stando tra i ragazzi ho percepito il venir meno di un retroterra culturale che garantiva solidità, e ho constatato l’affievolimento di ideali di largo respiro nei giovani, distratti da tante proposte ad uso e consumo immediato. Terminato il mio ruolo di insegnante, mi è sembrato giusto cercare di impegnare le mie energie in questo ambito, proponendo, in una forma più diretta, la sequela di Cristo come unica salvezza per gli uomini. La fede che per me è stata fondamentale, vorrei che diventasse il nutrimento della vita di tante altre persone. Le circostanze particolari in cui mi sono trovato, mi hanno consentito di prendere questa risoluzione.

Come stai vivendo questo periodo prima dell’ordinazione diaconale? Poi sei in vista del presbiterato. Quali le attese? Le paure, anche, e le speranze? Cosa ti aspetti?

Sto terminando il mio terzo e ultimo anno di studi alla Facoltà teologica presso il Seminario regionale di Bologna. L’approfondimento della teologia è fondamentale per chi si prepara a un ministero, e la vita in seminario aiuta nel verificare i propri obiettivi. A questo punto le scelte sono state fatte e il desiderio è di arrivare all’ordinazione, prima diaconale e poi presbiterale con piena consapevolezza dei compiti e delle funzioni che dovrò svolgere per essere di aiuto al Vescovo in favore della nostra comunità cristiana. Mi aspetto di essere un operaio comune nella vigna del Signore, confidando nella grazia di Dio più che nelle mie forze e capacità.

Come si svolge il tuo servizio nelle parrocchie di Ruffio, Ponte Pietra e Macerone? Come sarà il tuo prossimo anno?

Svolgo il mio servizio durante la liturgia nelle tre parrocchie nei fine settimana, quando torno in Diocesi dal Seminario maggiore. Seguo anche come catechista una classe di bambini che riceveranno la Cresima a fine maggio. Padre Giovanni poi non manca di coinvolgermi nei campi scuola organizzati dall’Unità parrocchiale. Studio e attività liturgico-pastorale sono la base della mia formazione. L’anno prossimo continuerò la presenza al Seminario Maggiore, ma  lo studio sarà più orientato verso il campo pastorale, e avrò a disposizione più giorni per il servizio nella parrocchia in cui il Vescovo mi destinerà come diacono.