Scendendo dal monte: in parrocchia

Nei giorni dopo la sessione di esami i seminaristi, invece di fare il consueto tempo di vacanza, hanno dedicato una decina di giorni in esperienze di servizio pastorale in full immersion condividendo la vita delle case parrocchiali con i presbiteri che li hanno accolti. Qui alcuni dei loro racconti
(pagina in ampliamento man mano che arrivano le testimonianze).

Dal 6 al 16 febbraio noi seminaristi, terminata la grande scorpacciata di esami, siamo tornati nelle nostre diocesi d’origine. Per me c’è stata l’opportunità e la gioia di tornare nella mia diocesi di Sulmona-Valva in Abruzzo. Ho gustato con profondità questi giorni trascorsi nella mia terra, vissuti in semplicità, dato le attuali condizioni della pandemia e i molteplici casi di contagio presenti sul territorio. Sono stato molto in parrocchia e ho avuto modo di confrontarmi al fianco del mio parroco riflettendo tanto sulla situazione che oggi le parrocchie stanno vivendo, in particolar modo parlo della mia diocesi ma comunque è una situazione abbastanza generalizzata, che va dal grande calo di partecipazione dei fedeli, alla grave crisi economica che si è moltiplicata fra le famiglie costringendole, anche con profonda umiliazione, a bussare alla porta delle caritas parrocchiali per chiedere un aiuto. Ciò che mi ha colpito di più, è stato vedere l’umanità e allo stesso tempo la grande impotenza di un uomo il parroco che oggi, più che mai, si trova ad affrontare un momento storico in cui sembrano non finire più i problemi, dove ha pochi mezzi per risolverli, ma prova a spendere la propria vita al servizio di tutti coloro che il buon Dio gli mette di fronte, affidandosi in ogni momento a Lui con semplicità e fedeltà duratura, questa è una cosa che mi è sempre piaciuta e mi ha colpito molto del mio parroco.
Porto nel cuore altri momenti belli, diversi incontri e dialoghi con alcuni miei amici e compaesani, ho avuto anche la gioia di incontrare il mio Vescovo che mi riserva sempre belle parole, ho incontrato anche diversi Sacerdoti. Ringrazio Dio per questi momenti, per me molto attesi, che mi riserva di vivere in cui sento l’affetto della mia famiglia ma anche di tanta gente del mio paese che mi ha visto crescere, e che sento come mi dimostra molto affetto. Michele De Simone/ Sulmona

Questi dieci giorni in parrocchia per me sono stati da una parte rompere con la routine del seminario e dall’altra parte una presa di coscienza su ciò che vive un presbitero nel 2021. Quello che mi porto dietro da questo giornate è innanzitutto il rapporto con il parroco. Lui vive da solo e stare in canonica con lui ha rappresentato per entrambi la ricerca di un equilibrio nelle tempistiche ed ascolto reciproco delle richieste. Non solo. Per me è stato molto arricchente, il confronto su vari temi riguardanti la parrocchia ma in generale la chiesa. Inoltre è stato molto istruttivo anche il suo modo di relazionarsi alle persone, e alla vita di fede. Una cosa che ho apprezzato è stata l’accoglienza. La stanza pulita, la voglia di raccontarmi come funziona la parrocchia, il fatto di presentarmi alle persone. Mi ha fatto sentire accolto in un luogo che mi stava aspettando.
Oltre la relazione con il parroco, ci sono stati gli incontri con gli educatori, catechisti, il coro, gli scout, i volontari della Caritas e parrocchiani vari. In questi incontri ho cercato soprattutto di ascoltare per iniziare a conoscere le persone che avevo di fronte a me.
La nota negativa è che le giornate erano vuote di impegni e c’è stato molto tempo libero. Ho cercato di stare spesso nel salone parrocchiale così che se c’era qualcosa da fare potevo rendermi disponibile. Cercare di farmi prossimo a chi mi arriva incontro. Questo mi ha fatto riflettere sulla povertà del prete diocesano, che non ha famiglia ma questo gli permette di essere libero proprio per chi in quel momento ha bisogno. Altro aspetto importante di questi giorni è che sono emersi i miei limiti personali come ad esempio la timidezza e la poca personalità, aspetti che vengono fuori più spesso in questi ambienti. Tutti questi elementi mi danno la consapevolezza più chiara su cosa devo lavorare. Ecco ora il ritorno in seminario è caratterizzato da questa breve esperienza, che mi fa essere un po’ più cosciente su quegli aspetti da tenere in considerazione nella mia formazione. Andrea Aureli / Bologna