don Matteo: un dono totale

Il 1 luglio 2023, don Matteo Babini e don Luca Ghirotti sono stati ordinati presbiteri della Chiesa di Faenza-Modigliana. Riportiamo di seguito la testimonianza di don Matteo, comparsa sul settimanale diocesano.

Erano passati circa 10 mesi da quando, il 4 settembre 2022, io e Luca siamo stati ordinati diaconi. Nel corso di quella celebrazione ci siamo impegnati, davanti alla Chiesa, ad annunziare la Parola del Signore, ad offrire la nostra vita nel celibato e ad alimentare uno spirito di orazione mediante la Liturgia delle Ore. Infine, ponendo le nostre mani in quelle del vescovo gli abbiamo promesso filiale rispetto e obbedienza.

Queste promesse hanno reso manifesto a tutti che ci stavamo offrendo nella libertà al Signore il quale ci accoglieva rendendoci suoi diaconi.

Lo scorso 1° luglio, ci siamo ritrovati nuovamente in Cattedrale per rimettere la nostra libertà di figli di Dio nelle mani della Chiesa, ed accogliere il dono della vocazione presbiterale che il Signore ci ha fatto.

Nei mesi di diaconato sono stato chiamato a svolgere il mio ministero principalmente nelle comunità che compongono l’Unità pastorale di Alfonsine. È stato bello ed impegnativo cercare di vivere nel mio ministero l’obbedienza promessa al vescovo, sapendo di non essere lì a titolo personale, ma come collaboratore della missione del Signore di annunciare il Vangelo a ogni creatura.

Inserirsi in questa logica non è stato semplice e non so se ci sono riuscito. Richiede di uscire da sé, operare una continua conversione per sentire che è il Signore che guida i nostri passi e ci suggerisce le parole da dire.

Mi sono reso conto che nelle varie attività svolte in parrocchia mi era richiesto di dare tutto me stesso, sapendomi sempre inviato del Signore, suo testimone.

Durante le “benedizioni pasquali” ho sentito che questo avveniva in maniera particolarmente forte. Suonando un campanello mi immaginavo come sarebbe stata la famiglia che mi avrebbe aperto. Una volta entrato, in base al carattere di ognuno, c’era più o meno accoglienza e possibilità di conoscersi. Anche nell’imbarazzo che talvolta aleggiava, però, sono stato chiamato a dire una parola che profumasse di Vangelo, soppesandola, con la consapevolezza che non mi era richiesto in pochi minuti di fornire la soluzione alle domande di una vita. Proprio per la complessità di questo servizio penso che il Signore fosse ancora di più al mio fianco. Quando uscivo dalla canonica un po’ triste o con delle preoccupazioni, mi sembrava di non aver nulla da dire alle persone che avrei incontrato eppure a volte il Signore, nella sua creatività, ha voluto servirsi di questo mio stato d’animo per rendermi più empatico col tanto dolore che ho incontrato nelle famiglie. Altre volte, invece, la mia serenità mi permetteva di testimoniare con più slancio la gioia che il Signore dà a chi chiama a seguirlo.

Inoltre, in questi mesi, frequenti sono state le visite ad anziani e infermi. Muovendomi incontro a loro per portare l’Eucaristia ho sentito che era il Signore, non io, a visitare quelle persone e che ero io, per primo, l’oggetto della predilezione del Signore. Proprio io, col mio peccato, sono stato scelto dal Signore per raggiungere i più poveri ed emarginati della comunità. Che grazia!

Diventando prete, all’obbedienza, che nuovamente ho promesso al vescovo, sono stato chiamato a essere fedele in quanto inserito in un presbiterio.

«Tutti i presbiteri infatti hanno la missione di contribuire a una medesima impresa. […] Tutti lavorano per la stessa causa, cioè per l’edificazione del corpo di Cristo. […] Ciascuno dunque è unito agli altri membri di questo presbiterio da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità» (PO 8)

In ogni ministero che mi verrà affidato dovrò donarmi totalmente con la consapevolezza che sono membro di un corpo, il presbiterio, il quale, insieme col vescovo, custodisce la missione del Signore. Penso sarà bello e arricchente, anche se non sempre semplice, vivere la libertà che tutto questo offre: noi siamo collaboratori della Chiesa del Signore, della Sua Sposa e ci è richiesto di custodirla e farla crescere in attesa del suo ritorno. Quando tornerà desidero che rivolga anche a me la parola: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25,21).