Pandemia e discernimento comunitario

L’espressione è altisonante, ma dovrebbe rappresentare la prassi ordinaria per una comunità cristiana.
Anche la nostra piccola comunità, ovviamente, è stata investita dalla vicenda Covid e interpellata dalle disposizioni delle autorità sanitarie e politiche. Grazie a Dio ancora non abbiamo avuto alcun contagio, ma, come per tutti, il problema si pone: come viviamo in questa situazione?

Sappiamo che altri seminari in Italia hanno fatto la scelta prudente di isolarsi, per preservarsi dal contagio. Anche da noi alcune scelte sono state compiute nel segno della prudenza: lezioni del mattino on line e riduzione delle uscite all’essenziale. Tuttavia questo non risolve i problemi, anzi pone altre domande: cosa è essenziale? Quali criteri ci diamo per scegliere?

Il problema si pone soprattutto per le attività del fine settimana che – d’accordo con i vescovi e con altri educatori delle diocesi – abbiamo portato avanti ordinariamente: il sabato e la domenica, infatti, siamo in parrocchia, per condividere con le comunità a cui siamo stai inviati le attività pastorali, e per partecipare alle celebrazioni comunitarie che, ancora, non hanno visto limitazioni. Quindi che fare? Come comportarci?

Abbiamo pensato che questa situazione fosse una bella opportunità per un discernimento comunitario, caratterizzato da inevitabili tensioni tra chi la pensa in modo diverso (è il bello del confronto nella comunità). 
Dobbiamo riconoscere che, a fronte di questa proposta, si è avvertito un senso di incertezza: più di qualcuno avrebbe preferito delle linee definite con chiarezza da chi ha il ruolo di responsabilità nella comunità. Ma abbiamo optato per questo percorso di condivisione nella scelta, credendo nel valore ecclesiale e formativo della prassi sinodale.

I termini del discernimento, come sempre, sono due e li abbiamo definiti così: dato per assodato che la Prudenza sia una virtù, cosa significa per noi in questo tempo essere prudenti?
Su questo aspetto ci faremo aiutare da un amico (Giovanni), medico rianimatore in un grande ospedale della regione, che, in altri contesti, ha già stilato protocolli per agire in sicurezza nella situazione Covid. Chiederemo a Giovanni di aiutarci a comprendere cosa significhi, nella nostra situazione concreta, vivere la virtù della prudenza.

Il secondo termine del discernimento è quello di sempre per dei cristiani: cosa ci domanda il Signore in questo tempo? Come ci chiede di seguirlo? Come ci chiede di essere testimoni di una vita donata?
A questa domanda non può rispondere un DPCM, ma occorre che ognuno personalmente e la comunità insieme si interroghi seriamente su cosa ci richieda la nostra fedeltà al Signore e al cammino di formazione che stiamo compiendo.

Insieme, entro alcuni giorni, faremo le scelte necessarie per condividere il nostro cammino; in tali scelte cercheremo di declinare la virtù della prudenza con l’esigenza di una presenza testimoniale. Saranno scelte precarie, tanto quanto è precaria la realtà in cui viviamo; probabilmente dovranno essere riviste continuamente nella loro declinazione concreta, ma nello svolgimento del processo, ci saremo aiutati ad individuare la via maestra su cui il Signore ci chiama a seguirlo e servirlo in questo tempo. 

Successivamente, risolto questo primo nodo che appare più urgente, affronteremo un secondo discernimento comunitario sulla questione sociale ed economica che preoccupa tante famiglie e tante realtà produttive, provando a comprendere cosa il Signore domandi a noi, in questo tempo, in termini di condivisione solidale e fraterna della crisi economica.

Il seminario non è e non può essere una bolla che esonera dal vivere nella realtà, ma in quanto percorso formativo esige la condivisione della vita di tutti, condizione necessaria per essere una comunità testimone di vita evangelica.