Quarantena: un tempo non sprecato

L’incontro di condivisione in forma mista. Alcuni erano collegati tramite internet. E’ una cosa che abbiamo imparato in questo tempo.

Lunedì sera, poche ore dopo aver avuto il risultato del tampone che ci certificava negativi al virus, abbiamo voluto confrontarci tra noi su come avevamo vissuto questo tempo di quarantena.
Risuonavano anche nelle nostre orecchie quelle parole pronunciate da  papa Francesco in occasione della Pentecoste 2020: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla chiudendoci in noi stessi“.
Come comunità abbiamo dovuto fronteggiare una crisi importante, ma non volevamo sprecarla, riconoscendola invece come un’occasione che ci è stata data.

Tre domande hanno guidato la nostra condivisione: quali fatiche sono emerse in me durante questa quarantena? qual è il dono che ho scoperto per me in questo tempo di quarantena? come la nostra comunità, nel suo insieme, ha vissuto questa quarantena?

Le fatiche
La prima grande fatica si è collegata al nostro pregiudizio: la prospettiva di rimanere in seminario per un tempo prolungato, comprendendo anche il fine settimana, all’inizio sembrava molto difficile. 
Una fatica condivisa da molti è stata causata dal clima di tensione che, soprattutto all’inizio, abbiamo respirato, tentando di far fronte ad una minaccia concreta che ci chiedeva grande responsabilità. Il capire quali comportamenti correggere per contenere il contagio, nei primi passaggi, è stato per tutti occasione di preoccupazione e di tensione.
La gestione della quotidianità lunga, senza stacchi,, con le attenzioni ulteriori che ha richiesto a tutti, è stata una fatica che ci siamo trovati ad affrontare personalmente.

I doni ricevuti
Il bilancio finale di quindici giorni di quarantena, però, è stato decisamente positivo. Abbiamo scoperto il valore dell’essere insieme, del fatto che non possiamo fare a meno degli altri. Abbiamo ricevuto il dono della cura reciproca, dell’attenzione degli altri ai nostri bisogni.
Ci siamo custoditi reciprocamente in un clima famigliare, che fosse attento a non sovraccaricare i livelli di tensione che ognuno poteva vivere.
Per tanti la quarantena è stata un tempo ricco e fecondo nella preghiera personale, così come per la liturgia condivisa.
Importanti, sul piano personale, anche le occasioni di confronto, la possibilità di esprimersi liberamente; l’opportunità di pensare a questo tempo in modo attivo poi, non ci ha fatto pesare troppo la nostalgia dell’impegno pastorale nelle parrocchie.
Anche l’esperienza dura della fragilità è stata per molti un dono: ha rappresentato l’esigenza dover fare i conti con una realtà (la mia o quella degli altri) che chiede di essere presa in carico, trasformando una situazione di debolezza in un’occasione di vicinanza.

La comunità alla prova
Per la nostra comunità, nel suo insieme, questo tempo ha rappresentato un bel banco di prova.
Vivere la corresponsabilità, sia nella gestione delle grandi scelte che nella conduzione della vita quotidiana, con la cura che ognuno ha potuto mettere nelle cose di ogni giorno, ci ha molto aiutato.
Ci ha molto aiutato anche il darci dei tempi umani, rispettosi delle esigenze dello studio, della preghiera, del riposo e delle relazioni gratuite, così come la creatività nell’animare alcuni momenti comuni per spezzare il ritmo.

Ci ha molto aiutato vivere bene la liturgia, con la cura che c’è stata per ogni celebrazione, riuscendo a vivere appieno questa dimensione fontale.
Ci aiutato la fiducia che abbiamo vissuto gli uni nei confronti degli altri e la testimonianza concreta che ci siamo resi sul fatto che ognuno di noi fosse prezioso.
Ci ha aiutato, infine, condividere la cura di coloro che erano malati e coinvolgerli, tramite i collegamenti a distanza, sia nei momenti di confronto che nei momenti di svago.

Usciamo decisamente arricchiti da questo tempo di quarantena. E’ stato un tempo difficile, ma non sprecato; un tempo di prova, ma anche un tempo di crescita personale e comunitaria.
Possiamo ringraziare il Signore che ha manifestato in modo forte la sua presenza in mezzo a noi, sia custodendoci dalle conseguenze più gravi del contagio, sia facendoci crescere nella comunione fraterna, nella responsabilità e nell’impegno verso la Chiesa e il mondo.