Don Simone: da quando sono prete…

Qualche giorno fa vedo sul telefono la chiamata di don R., il prete indiano che viene a dare una mano alla parrocchia durante il periodo estivo. «Strano», mi dico, «chissà cosa vorrà!?» «Caro, don Simone, auguri per il tuo secondo mese da prete!». Aveva ragione! Manco me ne ero ricordato. Due mesi prima, il 18 settembre ero stato ordinato presbitero nella cattedrale di Bologna! Ringrazio sinceramente don R. e riaggancio il telefono. Un mese. Quante cose si potrebbero dire di questo tempo e di come l’ho vissuto! Ricordo ancora la profonda gratitudine vissuta durante l’ordinazione, specialmente nel rito dell’imposizione delle mani da parte del vescovo e degli altri preti. Ricordo che nel silenzio di quel gesto di riconoscimento e di accoglienza nell’ordine del presbiterato non smettevo di ripetermi con commossa gratitudine: «cos’ho fatto di buono per meritarmi tutto questo?» Già! Anche adesso questo sentimento non è cambiato. Mi sembra di essere oggetto di una bontà davvero esagerata, sovrabbondante, che mi testimoniano le varie persone incontrate in queste domeniche di prime messe, messaggere inconsapevoli di Gesù, misericordia e via autentica alla vita vera. Da quel giorno diverse cose sono cambiate:

  • La sveglia viene puntata dieci minuti prima, quel minimo indispensabile che possa garantirmi di aver pregato sulle letture della messa e di non fare l’improvvisatore dall’ambone.
  • Si è leggermente alzata la cifra indicata dalla bilancia: un po’ di studio e il cercare, per quanto possibile, di essere disponibile all’ascolto delle richieste delle persone che incontro in parrocchia, ha il lato negativo di un calo delle prestazioni agonistiche… Dovrò prestarci attenzione!
  • Sono aumentati i follower di Instagram: la cosa sinceramente mi intimorisce e al tempo stesso fa piacere. Per la cronaca: mi guardo bene dal diventare un prete influencer… grazie a Dio ci sono già preti giovani, intelligenti e coraggiosi che provano a parlare del vangelo e della sua declinazione quotidiana attraverso questa ed altre piattaforme.

Infine credo che il cambiamento che mi sta più a cuore sta avvenendo man mano che celebro la messa. Credo che un po’ alla volta il Signore mi stia davvero insegnando a inginocchiarmi a questo grande mistero che si compie sull’altare: l’amore di Dio che viene dato totalmente anche a me. Sì, è il cambiamento più importante, perché solo così posso dire veramente il mio grazie ed il mio affetto al Signore di tutto che ha riempito il mio niente!

Auguro davvero a tutti di poter vivere questo stesso cambiamento!