Matteo e Luca nuovi accoliti

A fine maggio dello scorso anno don Michele, rettore del seminario diocesano di Faenza, mi ha comunicato che sarei stato istituito lettore il 28 giugno successivo. In quel momento mi sono reso conto che anche nei 2 mesi intensi di lockdown in cui la mente era stata occupata da altri pensieri il Signore aveva continuato a operare nella mia vita e ciò è stato una scoperta bellissima. Sabato scorso, 22 maggio, io e Luca, mio compagno di seminario, abbiamo vissuto un altro momento di grande felicità, l’istituzione ad accoliti. All’interno del nostro cammino di seminario questi passi sono normali, talvolta dati per scontati, eppure li ho vissuti entrambi come momenti di Grazia perché non è mai scontato che il Signore e la Chiesa ti abbiano scelto. La gioia più grande è stata proprio la fiducia che ho sentito da parte della nostra Chiesa ed in questo senso non penso solo al vescovo ed al rettore che mi hanno accompagnato a compiere questo passo, ma alle tantissime persone che partecipando alla celebrazione di sabato o unendosi in preghiera mi dimostrano la certezza che il Signore ha in mente cose grandi per me.

La mia vita e la mia scelta di intraprendere il cammino in seminario non sono di certo tra quelle che occuperebbero le pagine di giornale o una rubrica televisiva. È piuttosto una storia di ordinarietà nella quale è lentamente germogliato il seme che Dio aveva piantato sin dal grembo di mia madre. Ora questo seme è un fiore che devo continuare ad innaffiare quotidianamente e le persone che sabato sono state lì con noi sono le prime che mi aiutano a portargli acqua. Penso ai miei genitori, ai miei parenti ed amici di Russi che durante l’infanzia e l’adolescenza sono stati compagni nel cammino di fede, alle persone belle e generose conosciute in questi anni nelle comunità parrocchiali o perché amiche del seminario. La gratuità della loro presenza nella mia vita è l’elemento più tangibile dell’Amore del Signore.

Col ministero di accolito mi impegno a curare il rapporto col Signore fatto pane e vino e contemplando la vicinanza che Egli ha voluto assumere nei nostri confronti non posso esimermi dall’imitarla facendomi prossimo di chi soffre, di chi è solo, di chi ha perso il senso della propria vita. Curando il servizio all’altare collaborerò al grande dono che la liturgia rappresenta per la Chiesa col desiderio che ogni uomo possa farne esperienza viva. Portando la comunione agli ammalati e agli anziani sarò l’inviato della comunità perché chi è infermo non sia emarginato, ma grazie all’Eucaristia sia pienamente inserito nel Corpo mistico del Signore. È una responsabilità grande quella che il Signore mi ha affidato e con il suo Spirito spero di non disattenderla.

Essere divenuto accolito cioè “compagno di viaggio” in questo preciso momento storico abitato intensamente dalla sofferenza mi interroga. Il Signore non mi ha fatto sperimentare troppo a lungo, nei mesi passati, la solitudine donandomi preziosi fratelli e ciò mi ha concesso di offrire parte del mio tempo, in telefonate, per alleviare la condizione di chi sapevo soffrire di più. Ora, con la Grazia di questo ministero, devo impegnarmi ancora maggiormente ad essere “compagno di viaggio” di tutti, sapendo di non portare solo la mia parola di conforto, ma la vicinanza del Signore e della Chiesa. La vita e il percorso in seminario ora proseguono ed ogni giorno è il kairos, il momento opportuno per riconoscere come Dio opera nella mia vita e per condurre chi mi è a fianco a compiere la stessa opera di rischiaramento.

Matteo