
RITIRO PRESBITERI/DIACONI del VICARIATO PERSICETO – CASTELFRANCO
Mi è stato chiesto/proposto di guidare questo tempo di riflessione a partire dal rinnovo delle promesse sacerdotali che vivremo nella liturgia della Messa crismale. Provo a riproporvi sia il testo del rinnovo sia il testo del Rito dell’Ordinazione presbiterale, in modo che possiamo fare memoria grata di ciò che ci siamo impegnati a vivere, rinnovando consapevolmente ciò che caratterizza la nostra vita ministeriale.
1. Rinnovazione delle promesse sacerdotali nella messa crismale
Carissimi presbiteri, la santa Chiesa celebra la memoria annuale del giorno in cui Cristo Signore comunicò agli apostoli e a noi il suo sacerdozio.
Volete rinnovare le promesse, che al momento dell’ordinazione avete fatto davanti al vostro vescovo e al popolo santo di Dio?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
Volete unirvi intimamente al Signore Gesù, modello del nostro sacerdozio, rinunziando a voi stessi e confermando i sacri impegni che, spinti dall’amore di Cristo, avete assunto liberamente verso la sua Chiesa?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
Volete essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della santa Eucaristia e delle altre azioni liturgiche, e adempiere il ministero della parola di salvezza sull’esempio del Cristo, capo e pastore, lasciandovi guidare non da interessi umani, ma dall’amore per i vostri fratelli?
Presbiteri: Sì, lo voglio.
2. Impegni dell’eletto presbitero nell’ordinazione
Figlio carissimo, prima di ricevere l’ordine del presbiterato, devi manifestare davanti al popolo di Dio la volontà di assumerne gli impegni.
Vuoi esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbitero, come fedele cooperatore dell’ordine dei vescovi nel servizio del popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo?
Eletto: Sì, lo voglio.
Vuoi celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio eucaristico e nel sacramento della riconciliazione, a lode di Dio e per la santificazione del popolo cristiano?
Eletto: Sì, lo voglio.
Vuoi insieme con noi implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato, dedicandoti assiduamente alla preghiera, come ha comandato il Signore?
Eletto: Sì, lo voglio.
Vuoi essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote, che, come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando te stesso a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini?
Eletto: Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio.
Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?
Eletto: Sì, lo prometto.
Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento.
a. Memoria di un impegno e di una promessa
Nella mia riflessione vorrei partire dalla fine, da questa parola che rappresenta un sigillo sulla nostra vita a seguito delle promesse che abbiamo fatto e degli impegni che abbiamo assunto. Mi commuove sempre, quando partecipo alle ordinazioni, pensare che, come in ogni rito di alleanza di cui la Scrittura ci racconta, a fronte di un impegno che Dio richiede a noi e al suo popolo, c’è sempre un impegno che lui si assume e che lo vincola ad una promessa (così per Abramo, per Davide, …per i discepoli di Gesù). Noi, come uomini credenti, abbiamo imparato da tempo che Dio è fedele e il suo amore è per sempre (Sal 117)!
Vogliamo partire proprio dall’ultima parola che viene pronunciata dal Vescovo in questa parte del Rito dell’ordinazione del presbitero (è simile per il diacono): Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento. Mi piace pensare che, nella Messa crismale, ognuno di noi è chiamato non solo a fare memoria delle promesse rivolte a Dio, ma, prima di tutto della promessa che Dio ha fatto ad ognuno di noi: porterò a compimento l’opera che ho iniziato in te, non temere, continua solo ad avere fiducia.
È su questa parola del Signore che ognuno di noi, pur consapevole dei suoi limiti, delle sue fragilità e della sua infedeltà, può nuovamente prendere il largo e gettare le reti per la pesca ogni anno, senza dare forfait, senza dichiarare fallimento. È la promessa di Dio che sostiene e motiva il rinnovo delle nostre promesse.
Fin da questa mattina, come abbiamo imparato a fare nella lectio quotidiana, trasformiamo in preghiera personale e comunitaria questa promessa che il Signore ci ha fatto:
Signore, ti prego, porta a compimento in me quell’opera che, grazie alla vocazione a cui mi hai chiamato e al ministero che mi hai affidato, hai iniziato in me alcuni anni fa. Signore ti prego, porta a compimento la tua opera nei miei fratelli che sono qui accanto a me oggi. Signore, ti prego, porta a compimento la tua opera sul nostro vescovo N. e su tutti i presbiteri e i diaconi della nostra Diocesi.
b. Cooperatore del Vescovo
Il nostro ministero è legato a quello del Vescovo: è bene ricordarcelo!
Il nostro ministero non esiste di per sé, ma solo in quanto collegato a quello del Vescovo, e si svolge nel segno della cooperazione, al fine di sostenere il suo ministero apostolico.
“Il santo Concilio insegna quindi che con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’ordine, quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata sommo sacerdozio, realtà totale del sacro ministero” (LG 21).
Forse su questo piano della nostra esistenza presbiterale abbiamo bisogno di un percorso di purificazione perché qui si collocano patologie spirituali che prendono nomi preoccupanti: individualismo, narcisismo, menefreghismo … Non appartiene alla “sana dottrina” (direbbe Paolo a Timoteo) la pratica dello jus mormorandi, molto praticato in ambito clericale (e anche in molti ambiti troppo attigui a quelli clericali), che spesso ha come oggetto il Vescovo.
Su questo punto siamo chiamati a rileggere anche la nostra promessa di obbedienza, che è sì legata all’esercizio del ministero, ma ad un ministero a cui noi abbiamo consacrato tutta la nostra vita e che non può essere ridotta ad un ossequio formale di alcune direttive generali, ritenendoci svincolati per il resto (stile di vita, relazioni, scelte pastorali in parrocchia…).
Domande per la purificazione del cuore:
Come ho vissuto in questo anno il mio essere cooperatore del Vescovo? La promessa di obbedienza fatta il giorno dell’ordinazione, quanto ha determinato lo stile del mio ministero? Vivo il mio ministero come un aiuto al ministero del Vescovo o mi sento piuttosto “autonomo”?
c. La rinuncia a sé stessi, spinti dall’amore di Cristo
Come ogni scelta di vita vissuta alla sequela del Vangelo, anche la nostra vita di presbiteri comporta la rinuncia a noi stessi, spinti dall’amore di Cristo. Ricordiamo le parole di Paolo ai Corinzi:
Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16 Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17 Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. 18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. (2Cor 5,14-18)
Conosciamo cosa significhi vivere un amore che si dona: lo vediamo nelle storie personali di tante persone che il Signore ci dona la grazia di incontrare nel nostro ministero, diventando testimoni (perché abbiamo visto) delle grandi opere che Dio compie nella vita dei suoi figli e delle sue figlie. Anche in tanti fratelli e amici presbiteri possiamo contemplare quella novità che la Pasqua di Gesù opera continuamente, quando essi, fedeli al mandato di Cristo nell’ultima cena, offrono loro stessi, la loro vita, il loro tempo, la loro creatività, le loro migliori energie perché il ministero della riconciliazione (che è tutto il ministero a noi affidato) possa essere svolto con fedeltà e amore. Vediamo i loro volti stanchi, ma non afflitti; i loro corpi curvi, ma ancora energici … non c’è traccia di vecchiezza in loro.
Ora guardiamo a noi stessi e all’appello che il Signore ci rivolge nel vivere appieno quella carità pastorale che, spinti dall’amore di Cristo sperimentato in noi e dall’esempio del suo amore per il mondo, anche noi vogliamo vivere nel dono di noi stessi. In questa carità, vissuta in modo radicale sull’esempio del buon pastore, c’è il segreto della nostra santità e del compimento di quella promessa che ci è stata fatta nel giorno della nostra ordinazione.
Domande per la purificazione del cuore:
Faccio l’esperienza dell’amore di Cristo che mi spinge al dono di me stesso? A quale aspetto della mia vita sento che in questo tempo mi è più difficile rinunciare? Come mi aiuta la testimonianza della gente e degli altri presbiteri? Come io sono testimone per la mia gente e per gli altri presbiteri? C’è una qualche lamentazione ricorrente che mi rattrista il cuore? A chi potrei consegnarla per liberarmene?
d. Celebrare con devozione e fedeltà
Molto del nostro ministero è impegnato nella celebrazione. Una delle promesse che abbiamo fatto nel giorno della nostra ordinazione ci chiedeva devozione e fedeltà per preservarci dal logoramento della ripetitività e dalla tentazione di dedicarci ad altro.
Celebrare con devozione; forse meglio con consapevolezza, con quella partecipazione piena, attiva e fruttuosa che il Concilio auspicava per tutti i fedeli e che per i ministri ordinati dovrebbe essere più semplice, in quanto chiamati ad agire in persona Christi agens (Cfr. SC 14; LG 28).
Ci può aiutare nella verifica un testo che è rivolto a tutti i cristiani, ma che assume un significato particolare per chi è chiamato all’esercizio del sacerdozio ministeriale: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. (Rom 12,1-2) Possiamo misurare la nostra devozione non semplicemente sui sentimenti, ma sulla congruenza tra il mistero che celebriamo e l’offerta della nostra vita, del nostro corpo (direbbe Paolo). O la nostra celebrazione diventa sempre più il culto spirituale a cui Paolo invita i Romani, oppure valgono anche per noi tutte le invettive e i richiami che i profeti rivolgevano ai frequentatori del Tempio che offrivano sacrifici a fronte di una vita incoerente ed ingiusta (Cfr. Is 1,10-17).
Celebrare con fedeltà in comunione con la Chiesa, senza spadroneggiare sulle “cose di Dio”. Per fortuna è terminata quell’epoca in cui si percepiva una certa paranoia sugli abusi liturgici: ci sentivamo tutti con il fucile puntato alla testa (anche da parte di fedeli; Cfr. Redemptionis sacramentum, n. 184 [2004]). Come sempre, un eccesso di zelo corrisponde ad una situazione percepita come gravemente problematica. Dobbiamo sentire la nostra responsabilità. Abbiamo vissuto anni difficili e con grandi potenzialità: la sospensione delle celebrazioni nel 2020; il “Nuovo Messale” sempre nel 2020, occasione feconda per recuperare uno stile celebrativo più attento e rispettoso (qualora su qualche aspetto fossimo scivolati).
La fedeltà non è mai qualcosa di puramente formale, soprattutto per una questione così importante qual è la celebrazione che richiede un coinvolgimento personale per accogliere pienamente il frutto del mistero celebrato, così da lasciarsi plasmare giorno dopo giorno fino a che Cristo non sia formato in noi (Cfr. Gal 4,19).
Domande per la purificazione del cuore:
Qual è il legame tra la celebrazione dei sacramenti e la mia vita di ministro ordinato? Come vivo il mio sacerdozio ministeriale ordinato al sacerdozio comune dei fedeli della comunità che mi è stata affidata? Dopo la sospensione delle celebrazioni, con la difficile ripresa, come aiuto la gente che mi è stata affidata a vivere la celebrazione partecipando in modo pieno, consapevole e fruttuoso?
e. Implorare la misericordia divina per il popolo a te affidato
«Nella misura in cui noi abbiamo interiorizzato questa struttura [della Liturgia delle Ore], compreso questa struttura, assimilato le parole della Liturgia, possiamo entrare in questa interiore consonanza e così non solo parlare con Dio come persone singole ma entrare nel “noi” della Chiesa che prega. E così trasformare anche il nostro “io” entrando nel “noi” della Chiesa, arricchendo, allargando questo “io”, pregando con la Chiesa, con le parole della Chiesa, essendo realmente in colloquio con Dio». Più che recitare il Breviario, si tratta di favorire un atteggiamento di ascolto, di fare anche «esperienza del silenzio». Infatti, la Parola può essere pronunciata e udita solamente nel silenzio. (Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 76)
La liturgia, amplificata e ripresa nella preghiera personale, trasforma la nostra vita, per far battere il nostro cuore al ritmo del cuore di Cristo. L’impegno solenne della Liturgia delle ore, assunto nel giorno della nostra ordinazione diaconale e rinnovato in modo più ampio in occasione dell’ordinazione presbiterale, ci richiama al ministero dell’intercessione come parte importante del nostro servizio ministeriale all’interno del grande servizio che la Chiesa vive per il mondo intero. Non so se il pensiero dell’obbligo ci aiuti o ci affatichi: in ogni caso siamo richiamati ad essere uomini di preghiera non solo per noi stessi, per vivere una nostra vita di fede, ma per il popolo che ci è affidato affinché ottenga misericordia secondo le necessità che Dio conosce.
Statisticamente, per i presbiteri, mantenere l’impegno della preghiera, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, risulta molto faticoso ed è motivo di preoccupazione soprattutto per il rischio di “perdere la bussola” e lasciarsi prendere dalle tante cose da fare. Come la Liturgia delle ore ci richiama ad un ritmo quotidiano di preghiera e celebrazione, così potremmo utilmente pensare ad un tempo settimanale, mensile e annuale, per avere dei punti di riferimento importanti, sia per quanto riguarda il nostro personale equilibrio spirituale, sia per il servizio di intercessione per la nostra gente.
Domande per la purificazione del cuore:
Questo è il momento favorevole per rinnovare il mio impegno di preghiera con e per la comunità che mi è stata affidata. Quale ritmo realistico potrei scegliere per avere un respiro significativo di preghiera per la mia vita ministeriale? Chi mi potrebbe aiutare ad essere fedele all’impegno assunto? La mia comunità? Altri presbiteri che vivono vicino a me? Come vivo il ministero dell’intercessione?
PREGHIERA PER L’ORDINAZIONE DEI PRESBITERI
Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, artefice della dignità umana, dispensatore di ogni grazia,
che fai vivere e sostieni tutte le creature, e le guidi in una continua crescita: assistici con il tuo aiuto.
Per formare il popolo sacerdotale tu hai disposto in esso diversi ordini,
con la potenza dello Spirito Santo, i ministri del Cristo tuo Figlio.
Nell’antica alleanza presero forma e figura i vari uffici istituiti per il servizio liturgico.
A Mosè ed Aronne, da te prescelti per reggere e santificare il tuo popolo,
associasti collaboratori che li seguivano nel grado e nella dignità.
Nel cammino dell’esodo comunicasti a settanta uomini saggi e prudenti lo spirito di Mosè tuo servo,
perché egli potesse guidare più agevolmente con il tuo aiuto il tuo popolo.
Tu rendesti partecipi i figli di Aronne della pienezza del loro padre,
perché non mancasse mai nella tua tenda
il servizio sacerdotale previsto dalla legge per l’offerta dei sacrifici,
che erano ombra delle realtà future.
Nella pienezza dei tempi, Padre santo, hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Gesù,
Apostolo e pontefice della fede che noi professiamo.
Per opera dello Spirito Santo egli si offrì a te, vittima senza macchia,
e rese partecipi della sua missione i suoi apostoli consacrandoli nella verità.
Tu aggregasti ad essi dei collaboratori nel ministero per annunziare e attuare l’opera della salvezza.
Ora, o Signore, vieni in aiuto alla nostra debolezza e donaci questi collaboratori
di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico.
Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato.
Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità;
adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto
e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita.
Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale,
perché la parola del vangelo mediante la loro predicazione,
con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra.
Siano insieme con noi fedeli dispensatori dei tuoi misteri,
perché il tuo popolo sia rinnovato con il lavacro di rigenerazione e nutrito alla mensa del tuo altare;
siano riconciliati i peccatori e i malati ricevano sollievo.
Siano uniti a noi, o Signore, nell’implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero.
Così la moltitudine delle genti, riunita a Cristo, diventi il tuo unico popolo, che avrà il compimento nel tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. AMEN.
PREFAZIO DELL’ORDINE
È veramente cosa buona e giusta lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente e misericordioso,
da cui proviene ogni paternità, nella comunione di un solo Spirito.
In Cristo tuo Figlio, eterno sacerdote, servo obbediente, pastore dei pastori,
hai posto la sorgente di ogni ministero nella vivente tradizione apostolica
del tuo popolo pellegrinante nel tempo.
Con la varietà dei doni e dei carismi tu scegli e costituisci i dispensatori dei santi misteri,
perché in ogni parte della terra sia offerto il sacrificio perfetto
e con la parola e i Sacramenti si edifichi la Chiesa,
comunità della nuova alleanza, tempio della tua lode…
DAL BENEDIZIONALE (n. 1920) – Nell’anniversario dell’ordinazione presbiterale
Padre santo, origine e fonte di ogni bene, tu hai arricchito la tua Chiesa
di una molteplicità di carismi e ministeri per l’edificazione del corpo di Cristo.
Nel disegno della tua provvidenza tu mi hai chiamato a servire il tuo popolo
come annunciatore del Vangelo e dispensatore dei santi misteri.
Ravviva in me il dono dello Spirito, che mi è stato trasmesso mediante l’imposizione delle mani del vescovo,
perché nella totale adesione alla tua volontà possa portare con gioia sempre più grande
il peso e la grazia della missione ricevuta nell’imitazione di Cristo, sommo sacerdote.
Fa’ di tutta la mia vita un’ offerta pura per il calice prezioso che hai posto nelle mie mani,
per renderti grazie con l’assemblea dei fedeli e magnificare con Maria, vergine e madre, le meraviglie del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore. Amen.