
L’esigenza di un trasferimento della comunità del Seminario si è evidenziata a fronte degli ingenti lavori di consolidamento previsti per l’edificio del Seminario Arcivescovile che, dall’ottobre del 1984, era la sede del Pontificio Seminario Regionale Flaminio (PSR).
Dopo aver valutato varie soluzioni, nel marzo 2024 i vescovi delle diocesi afferenti al PSR accolgono la proposta dei formatori di trasferire la comunità nella Villa e il preventivo delle spese previste per il trasferimento.
I lavori
La Villa ha una storia ricca e variegata. Dopo essere stata anticamente una taverna per coloro che viaggiavano tra Bologna e Firenze, nel XVI secolo divenne convento dei Frati Cappuccini fino alle soppressioni napoleoniche. Acquisita in tempi diversi da una serie di famiglie nobili, negli anni ’20 del secolo scorso viene acquistata insieme a tutto il parco circostante dall’Arcidiocesi di Bologna con il progetto di costruirvi il Seminario Arcivescovile che sarà inaugurato il 2 ottobre 1932. Posta a fianco al Seminario, la Villa Revedin è diventata la residenza estiva degli Arcivescovi di Bologna che qui venivano per cercare un po’ di ristoro dalla calura estiva. Nel 1984, con il trasferimento del Seminario Regionale nell’edificio del Seminario Arcivescovile, una parte della Villa fu destinata a Biblioteca e un’altra parte ad alloggio dei docenti, riservando all’Arcivescovo la parte nobile e più antica.
In questi ultimi anni la Villa è stata utilizzata solo nel 2020 come “albergo Covid”.
I lavori svolti sono stati di ordinaria manutenzione e hanno riguardato i bagni, la cucina, l’impianto elettrico e la tinteggiatura. È stato ristrutturato completamente un appartamento al piano terra che un tempo era abitato dal custode del Seminario e che da anni risultava inutilizzato.
Il trasloco
Per la nostra comunità il trasloco ha rappresentato l’occasione per progettare insieme la nostra vita comune in un nuovo contesto, destinando i vari ambienti ai momenti della nostra vita insieme e arredandoli secondo la funzione che avrebbero dovuto svolgere. Abbiamo scelto di essere essenziali e di utilizzare il più possibile le cose che già avevamo, cercando di valorizzarle nel nuovo contesto. L’unica cosa che abbiamo completamente rinnovato è stata la cucina che abbiamo voluto fosse uno spazio funzionale alla scelta di autogestione della casa.
L’ambiente caratterizza sempre la vita di una comunità; il trasferimento ci ha richiesto di ripensare allo stile di vita che volevamo condividere abitando uno spazio molto diverso da quello da cui venivamo (camere doppie, bagni condivisi, spazi di studio comuni, …).
I primi mesi
Dal 23 settembre, rientrati dagli Esercizi spirituali vissuti a Marola insieme a tutti i seminaristi della Regione, abbiamo cominciato ad abitare nella nuova casa. I primi giorni sono stati caratterizzati dall’esigenza di un progressivo adattamento rispetto a quanto ci trovavamo a vivere, cercando di cogliere il buono che ci veniva proposto e affrontando insieme i problemi che sorgevano.
Il bilancio di questi primi mesi è ampiamente positivo, anche se il passaggio non è stato indolore, soprattutto per chi era abituato da più tempo ad un’altra organizzazione e ad altri spazi. Dopo queste prime settimane possiamo dire che “ci sentiamo a casa” e siamo contenti di questa possibilità che ci è stata offerta; il dato più eloquente è che volentieri vengono invitati amici, colleghi e conoscenti a condividere qualche spazio della nostra vita, soprattutto durante il pranzo o le cene che abbiamo imparato a cucinare da soli.